L’enoturismo sostenibile – una visione generale dell’enoturista
In piena sintonia con una scelta di enoturismo sostenibile, la visione bucolica del vedersi immersi in un territorio naturale con un bel calice di vino attira sempre più persone. Molti italiani trascorrono momenti di riposo e vacanza persi tra vigneti e cantine. Alcuni, come detto prima, preferiscono immergersi nel verde della natura, altri adorano sentire l’odore della barrique nel mentre assaggiano il vino appena spillato, ed altri ancora si siedono nella sala di una storica tenuta degustando un buon calice di vino.
Secondo la definizione Treccani, l’enoturista è colui che ama visitare le zone di produzione dei vini pregiati per conoscerli e degustarli. Questa particolare figura di turista si è iniziata a creare, probabilmente, dopo il primo evento di “Cantine Aperte” del 1993. Oggi, il termine enoturismo è arricchito da tante altre sfaccettature. In particolare, il suo significato avvolge non solo il semplice assaggio del vino ma tutto ciò che c’è attorno alla sua produzione. I turisti, infatti, adorano conoscere la storia dei luoghi in cui il vino è prodotto e scoprire il paesaggio locale che circonda la cantina.
Un dato importante e significativo del 2020 è che, nonostante la pandemia da SarsCov-2, gli enoturisti italiani sono stati 15 milioni. Questo dato fa riflettere un trend sicuramente in crescita.
L’enoturista sostenibile
Pensare in ottica di enoturismo sostenibile significa essere dei viaggiatori e dei degustatori attenti alla naturalezza del paesaggio e del vino. Un enoturista sostenibile preferisce degustare il suo calice in quei vigneti dove è presente quell’odore erbaceo non sostituito dai diserbanti. Preferisce essere disturbato dalle drosofile avendo un occhio attento nei confronti della biodiversità. Questo tipo di persona adora sentir parlare di vino dagli stessi vignaioli, dando importanza sociale alla produzione stessa. E quando dalla vigna si avvia verso la cantina, ha un occhio di riguardo sull’utilizzo delle risorse energetiche e sul riciclo dei rifiuti. È un romantico d’altri tempi ed ama veder spillare il vino direttamente nel suo calice o in boccioni di vetro. Che non si dica che l’enoturista sostenibile sia una persona puntigliosa. Ha solo a cuore la Terra perché sa che è la donatrice indiretta del vino che sta degustando.
Se ti riconosci in questa descrizione, dai un occhio alle esperienze di enoturismo sostenibile proposte.
La cantina sostenibile
Per accogliere il personaggio di cui si è parlato sopra, la cantina deve prepararsi ad offrire un’esperienza di enoturismo sostenibile. In primis, la cantina sostenibile è attenta alla gestione dei rifiuti, preferisce utilizzare fonti di energia rinnovabili ed è attenta al consumo d’acqua. Inoltre, la cantina sostenibile favorisce l’utilizzo di materiali a basso impatto ambientale per il packaging, favorisce lo sviluppo socio-economico del territorio e rispetta la biodiversità nel vigneto. Non utilizza nemmeno prodotti chimici nocivi che possono essere dannosi per l’uomo e per la naturale fertilità del terreno.
A questo punto, non resta che far breccia nel cuore dell’enoturista sostenibile. Lo si può invitare a degustare il vino immerso nel vigneto. Intanto si passeggia con lui per gli ettari calpestabili. Gli si racconta la storia del vino e del vigneto e dell’importanza storico-sociale che, magari, ha una possibile tenuta lì vicino. Mentre si cammina dal vigneto alla barrique, si può parlare delle scelte che spingono il viticoltore ad abbracciare la politica dello sviluppo sostenibile. Fino ad arrivare nel posto dove è conservato il prodotto finale. Il vino. Spillare il vino dalla barrique è indubbiamente la mossa che può far breccia nel cuore di molti enoturisti.
L’enoturismo sostenibile – l’incontro degli attori
Nella pratica dell’enoturismo sostenibile c’è l’incontro di due parti. I vignaioli ed i clienti. Due attori che abbracciano entrambi il valore dello sviluppo sostenibile. L’incontro fra le due parti non è fine a se stesso. Nel rendere l’esperienza enoturistica sostenibile, intervengono anche altri attori. La cantina può avere un ruolo centrale nello sviluppo del territorio. Sicuramente, contribuisce ad una maggiore ruralità dello stesso. In concomitanza con le istituzioni può favorire la nascita di infrastrutture ed attrazioni turistiche altrimenti inesistenti. Ne conseguono enormi vantaggi anche per i residenti stessi della zona, anche per la possibilità di creazione di nuovi posti di lavoro.
Bisogna considerare che una buona strategia attrattiva da parte del settore vitivinicolo, potrebbe ambiziosamente candidare l’intero territorio ad essere considerato patrimonio UNESCO. Cosi come è successo per i paesaggi vitivinicoli del Piemonte di Langhe-Roero e Monferrato. Anche da un punto di vista prettamente ambientale i vari stakeholders possono fare la differenza. Immaginate, ad esempio, un paesino con molte aziende vitivinicole attorno raggiungibili comodamente con mezzi di trasporto a basso impatto ambientale(navette elettriche, biciclette etc…).
Si può quindi concludere affermando che l’enoturismo sostenibile può essere alla base della soddisfazione dei bisogni di molti. La cantina sostenibile e l’enoturista si incontrano portando un grandissimo valore aggiunto a tutto ciò che li circonda, dal paesaggio, passando per gli stakeholders fino ad arrivare alle istituzioni.